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  • Immagine del redattoreYlenia Ferrara

4 Marzo: Giornata mondiale dedicata all'Obesità

Aggiornamento: 21 mar 2022

Il 4 marzo ricorre il World Obesity Day, la Giornata Mondiale dell'Obesità, istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, che coinvolge organizzazioni, associazioni e individui, con l’obiettivo ambizioso di invertire la crisi globale dell'obesità. La giornata ha lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e di incoraggiare la prevenzione dell’obesità, evitando discriminazioni, pregiudizi e l’uso di un linguaggio stereotipato e stigmatizzante sulle persone che vivono con l'obesità.

Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità:

  • L'obesità colpisce 800 milioni di persone, incidendo sulla qualità della vita e aumentando la probabilità di comorbidità; inoltre raddoppia il rischio di ricovero in ospedale per Covid-19.

  • Il numero di persone obese nel mondo è triplicato a partire dal 1975.

L’obesità è una malattia cronica determinata da un eccesso di massa grassa distribuita in maniera differente nei vari distretti corporei. Per parlare di obesità l’eccesso di peso deve superare del 20% il peso ideale per l’altezza, anche se il parametro più semplice e più utilizzato per definire il grado di obesità è l’Indice di Massa Corporea, che ricordiamo si calcola con la seguente formula:

peso (in Kg): altezza al quadrato (in m)

Ricordando che la normalità è considerata compresa tra 18,5 e 24,9, oltre quest’ultimo punteggio distinguiamo:

  1. Sovrappeso: Indice di Massa Corporea compresa tra i valori 25 e 29,9

  2. Obesità moderata di primo grado: Indice di Massa Corporea compresa tra i valori 30 e 34,9

  3. Obesità severa di secondo grado: Indice di massa Corporea compresa tra i valori 35 e 39,9

  4. Obesità grave di terzo grado: Indice di Massa Corporea superiore a 40.

In base a tali parametri risulta essere alquanto diffusa e a differenza di anoressia e bulimia non ha un esordio specifico in adolescenza: infatti in circa il 75% dei casi è una condizione che ha inizio prima dei sei anni di età. Certamente il periodo adolescenziale costituisce un momento delicato per il soggetto obeso, che può sperimentare una motivazione del tutto personale a rivolgersi ad uno specialista e ad intraprendere una dieta, anziché subire passivamente le pressioni dei familiari.

C'è solo un tipo di obesità?


Diversi sono i fattori causali che caratterizzano l’obesità. Secondo un modello medico-neurobiologico-psicologico integrato i principali fattori sono: neurobiologici, metabolici, psicologici e socio-culturali.

Si possono tuttavia individuare tre principali tipologie di obesità, alla base delle quali concorrono cause psicologiche e comportamentali:

  • iperfagia prandiale

  • grignottage

  • binge eating disorder

L’iperfagia prandiale si caratterizza per l’assunzione di grandi quantità di cibo prevalentemente durante i pasti. Le caratteristiche psicologiche principali dell’iperfagia sono il piacere per il cibo, il controllo sulle quantità assunte, l’aspetto prevalentemente conviviale legato ai pasti e l’assenza di malessere psicologico legato all’assunzione degli alimenti stessi.

L’iperfagia prandiale è spesso il risultato di consolidate abitudini familiari, ed è non di rado associata a stereotipi culturali (pensiamo alla “dieta del fast food” tipica della cultura statunitense). Gli eccessi alimentari durante i pasti possono determinare l’insorgenza di una obesità marcata qualora tale comportamento sia frequente, ma il peso può rimanere entro i limiti del sovrappeso (BMI<30) se esso risulta episodico.


Per grignottage si intende lo spiluccare piccole quantità di cibo, soprattutto dolci e grassi, quindi alimenti altamente calorici, durante buona parte della giornata. Il grignotteur, così come l’iperfagico prandiale, mangia lentamente e apprezza quello che sta mangiando, a differenza del primo però, spesso mangia in risposta a noia o malesseri fisici vari. Ad un esame psicologico a volte si riscontrano una bassa autostima, tratti ansiosi di personalità o vere e proprie sindromi ansioso-depressive, in genere di modesta gravità.


Il binge eating disorder (o disturbo da alimentazione incontrollata) è invece una malattia molto più grave e complessa dal punto di vista psicologico. Il comportamento alimentare di questi soggetti è caratterizzato da abbuffate episodiche (del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da bulimia nervosa) accompagnate da perdita di controllo e seguite da depressione dell’umore. Per abbuffata si intende un episodio alimentare caratterizzato dall’introduzione di una grande quantità di cibo (assai superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo di tempo e in circostanze simili) accompagnata dalla sensazione di perdita del controllo.


E' importante la distinzione tra Disturbo d’Alimentazione incontrollata e obesità che è in realtà molto sottile: non tutti i soggetti obesi hanno una condotta caratterizzata da abbuffate compulsive così come sono state descritte precedentemente, mentre praticamente tutti i pazienti affetti da Disturbo d’Alimentazione incontrollata sono in sovrappeso o obesi. Di fatto avviene che anche questi ultimi, quando richiedono una terapia, lo fanno prima di tutto per ridurre il loro peso, esattamente come i pazienti obesi, e dall’altra parte gli specialisti e le strutture sanitarie non sempre si preoccupano di effettuare una distinzione tra presenza e assenza di abbuffate compulsive, distinzione che comunque è piuttosto sfumata. Di fatto il discorso dell’incapacità di controllarsi sembra essere comune ai due disturbi, e l’approccio medico tradizionale per la terapia dell’obesità, basato solo su una restrizione calorica per il breve o medio termine, produce, oltre al fallimento nel mantenimento del peso raggiunto, anche l’acuirsi di problematiche a carico della sfera psicologica e comportamentale: sensi di colpa, fallimento, bassa autostima, vergogna, depressione e paradossalmente incapacità a controllarsi che sfocia nell’abbuffata.


Cosa può fare chi soffre di obesità?


Le misure terapeutiche attualmente applicabili devono suscitare la partecipazione attiva del paziente per poter essere realmente efficaci, e tale partecipazione non può che essere motivata dal riconoscimento di un’insoddisfazione legata non soltanto a preoccupazioni di tipo estetico, ma anche al malessere sperimentato prima e dopo le abbuffate (qualora presenti), alla noia, alla solitudine, al vuoto depressivo, cui spesso segue l’atto del mangiare (sotto forma del continuo piluccare, dell’iperfagia e della polifagia).


Questa presa di coscienza spesso avviene in adolescenza, momento in cui la motivazione al cambiamento è talmente alta da comportare una maggiore probabilità di successo. Tale cambiamento non si attua ricorrendo ad una dieta restrittiva “fai da te”. E’ ampiamente riconosciuto che la restrizione è causa di perdita di controllo e quindi di abbuffate. Questo comporta un circolo vizioso di fallimenti che alimentano bassa autostima, vergogna, depressione, incapacità di controllarsi. Occorre rivolgersi ad uno specialista, o meglio ancora un centro specializzato in cui si attui un programma che vada oltre la dieta e guardi alla persona con i suoi vissuti, idee e convinzioni sulle quali eventualmente intervenire attraverso un adeguato intervento sul piano psicologico, educativo e comportamentale, attuabile unicamente attraverso un’equipe di professionisti specialisti in diversi campi.


Se ti senti in difficoltà non esitare a contattarmi, rifletteremo insieme su quale potrebbe essere la strada più adatta a te.




Fonti:


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